L'ARTE E IL TERRITORIO DEL FRIULI di Gabriella Bucco
La Cantina Cooperativa di Cormons, fondata il 29 dicembre 1968, è diventata con il tempo una vera e proprio galleria d’arte. Dal 1985 si vendemmiò il Vino della Pace, prodotto nel vigneto di 6500 barbatelle provenienti da tutto il mondo e ogni anno 3 artisti di levatura internazionale furono invitati a disegnare le etichette delle bottiglie, spedite a tutti i governi riconosciuti dallo Stato italiano.
La Cantina possiede un importante nucleo di opere d’arte e si distingue per le sue botti dipinte, che cominciarono ad essere eseguite nel 1983 dai più importanti artisti friulani su idea di Luigi Soini. Con il passare degli anni le botti, usate tuttora ed esposte in un ambiente umido, si erano fortemente ammalorate, tanto che i dipinti si presentavano offuscati e sporchi fino a diventare illeggibili. Nel 2018 la direzione della Cantina, grazie a contributi regionali, ha affidato il restauro delle botti alla restauratrice Alessandra Bressan di Codroipo, specializzata proprio negli interventi sulle opere d’arte contemporanee. La pulitura durata un anno ha dato ottimi risultati e ha permesso di recuperare le superfici dipinte, dove alcune parti sono state sottoposte a reintegro pittorico per ricostruire le lacune della pellicola pittorica.
In accordo con la stagione della vendemmia, sarà utile illustrare queste botti, il cui restauro è unico in Italia, invitando i lettori a visitare la Cantina di Cormons.
Darko Bevilacqua (Biglie, 1948-Cividale, 1991) è l’autore di ben 2 botti, tutte incise a pirografia in modo che resistessero meglio all’umidità. La prima del 1983 raffigura un San Urbano, patrono dei vignaioli, con tanto di calice e pastorale, su cui si attorcono rigogliosi tralci di vite. Anche la seconda botte fu scolpita negli anni ’80: vi sono raffigurati 2 angeli che reggono il Vino della Pace, la cui bottiglia reca in bella evidenza lo stemma di Cormons. Sul retro della stessa botte Mario De Tuoni (Spresiano, 1910 – 1986) nel 1983 ha raffigurato Dino Zoff (Mariano del Friuli, 1942), raffigurato mentre alza la Coppa del mondo conquistata nel 1982 come Capitano della nazionale italiana di calcio.
Vicino alla botte di Darko, Alessandra Bressan ha recuperato quella di Luciano Ceschia (Tarcento, 1926 – Udine, 1991), dipinta il 18 agosto 1983 e che rappresenta su un fondo verde gli attrezzi agricoli con le tipiche scomposizioni ed estroflessioni curvilinee dello scultore, uno dei più grandi e sperimentali del Friuli.
Anche Giorgio Celiberti (Udine,1929) il più noto artista vivente del Friuli è rappresentato nella cantina: nel 1983 è tra i primi 19 pittori invitati a dipingere una botte in cui compare una capra, il suo animale preferito, mentre nel 1997 dipinge un fondo di una botte con cuori graffiti, simili a quelli ideati nel 1990 per l’etichetta del vino della Pace.
È stata restaurata anche la botte dipinta con due ammiccanti figure femminili da Gigi Castellani (Vienna, 1908 – Cormons 1995), pittore e animatore della vita culturale locale. La gioia del paese è il titolo del dipinto eseguito sulla testata della botte di Vincenzo Munaro (Funes di Chies d’Alpago, 1947), una delle prime ad essere eseguite nel 1983. Ad essa Vincenzo Munaro affiancò sempre nel 1983 un’altra botte che ritrae il campione del ciclismo Gino Bartali (1914-2000).
Un gradevole stile naive è usato da altri artisti. La botte di Gastone Marizza (San Lorenzo Isontino, 1937 - Gorizia, 2010) dipinta nel 1983 raffigura un paesaggio invernale dove due vecchietti ritornano a casa scaldandosi con una bottiglia di vino, un soggetto ripreso sul fondo di tino esposto nel punto vendita della cantina.
Il restauro ha restituito visibilità e godibilità dei forti contrasti cromatici anche alla botte di Stefano Ornella (Monfalcone, 1969) in cui una Maternità fonde elementi del folklore con richiami ai manga giapponesi
Nel corridoio centrale fa bella mostra di sé la botte di Alexander Sixtus von Reden (Vienna, 1952 – 2004) Grafico, scrittore e giornalista austriaco, che nel 1983 raffigurò il suo viaggio dalla festa del vino di Grinzig fuori Vienna a quella di Cormons.
Forse la botte più fotografata è quella di Ivan Crico (Gorizia, 1968), che dal 1989 affianca all’attività artistica quella di poeta in lingua bisiaca. Nel 2005 raffigurò in primo piano un volto iperrealista sullo sfondo del paesaggio del Collio, tornato leggibile grazie al recente restauro.
Particolarmente laborioso è stato il recupero della botte di Tono Zancanaro (Padova, 1906 – 1985). La testata della sua botte è decorata con volti e donne che evidenziano la sua grande abilità grafica e che sono stati restituiti all’ammirazione dei visitatori, mentre prima erano del tutto invisibili.
Nelle vicinanze si trova la botte Gatto con calice dipinta nel 1983 da Marino Cassetti (Pirano, 1947 – Trieste 2005): raffigura il muso di un felino, un animale che il pittore amava e che sembra invitare il visitatore ad assaporare un calice. Il padovano Paolo Meneghesso (Padova, 1932) riempie invece la testata della sua botte con figure volanti tra le vigne, di grande impatto cromatico e scenografico.
Numerose anche le opere di Giovanni Cavazzon (Luino, 1938): Nature morte (1994-1997) per l’osteria Il cantiniere appena fuori Cormons e tondi per l’attiguo punto vendita.
Nel 2006 ha realizzato la scenografica botte che Alessandra Bressan ha sottoposto a un accurato restauro: la figura centrale è un Bacco con ai lati due sagome di Baccanti, ritagliate e dipinte su assi di legno. Di Cavazzon è anche nella sala riunioni un altro fondo di una botte a decorata con una figura di Baccante, inserita in un orto coltivato con girasoli e viti.
Constatato l’ottimo risultato del restauro, il primo in Italia su delle botti ancora in uso, la Cantina ha deciso di proseguire il restauro delle rimanenti, opera anch’esse di rappresentativi artisti del '900 friulano.