Gorizia - Parco Coronini - Igor Londero
L'ARTE E IL TERRITORIO DEL FRIULI di Gabriella Bucco
Durante questa estate andate per parchi e giardini, ne guadagnerà il vostro spirito e il vostro corpo, sono tanti e diversi, uno per ogni gusto. Sarebbe dunque il caso di scegliere il luogo più adatto a voi e per farlo a ragione veduta munitevi di un libro dal titolo fascinoso: La verde bellezza/ The glory of green curato da Franca Merluzzi e Giorgia Gemo del servizio Catalogazione, formazione e ricerca dell’Erpac. È il primo volume dedicato ai parchi pubblici, di una serie di guide dedicata agli spazi verdi della nostra regione, cui seguiranno un secondo dedicato ai parchi privati, già in fase di lavoro, e un terzo relativo alle uccellande, roccoli e bressane.
Il volume individua 50 parchi storici pubblici, scelti per la loro progettazione talora secolare, raggruppati non secondo località, ma nelle seguenti categorie.
I Parchi e giardini urbani sono tutti nati per iniziativa pubblica e fino dalle origini hanno abbellito gli spazi cittadini. I più antichi risalgono agli inizi del ‘900 e spesso sono stati allestiti, come quello di Cividale, nelle vicinanze delle stazioni affinché i viaggiatori avessero un approccio positivo con la città. Della categoria fanno parte anche i Parchi della Rimembranza, istituiti nel 1922, dove ogni albero ricordava un caduto della prima guerra mondiale. Il parco di Torviscosa e quello di San Valentino a Pordenone ricordano le vicende industriali delle due città, mentre il parco delle Rose di Grado, legato al poeta Biagio Marin, evoca la leggerezza dell’estate al mare.
Franca Merluzzi e Giorgia Gemo hanno studiato con grande sensibilità
i Parchi della mente «come abbiamo chiamato – osservano - le ampie aree verdi che circondano i tre ex ospedali psichiatrici provinciali di Trieste, Udine e Gorizia. Per la storia e per i patrimoni botanici che essi conservano, li proponiamo come possibili mete di visita. Possiamo andarci per passeggiare, fare jogging ma anche per vedere la trasformazione dei luoghi e prenderne consapevolezza e immaginare un futuro che li riporti davvero dentro la vita della città e dei quartieri circostanti.
Il verde era parte integrante dei complessi di cura costruiti all’inizio del XX secolo secondo un modello a padiglioni inseriti in giardini. La riforma radicale che ha portato alla legge 180 del 1978, nota come legge Basaglia, ha avuto come esito la chiusura dei manicomi. Così è avvenuto anche per i tre complessi provinciali del Friuli Venezia Giulia che, con tempi e modalità diverse, hanno avviato operazioni di riuso degli edifici e degli spazi destinandoli ad altre funzioni, utili per la collettività. Spicca per la progettualità e la convergenza d’intenti il Comprensorio di San Giovanni a Trieste “luogo di utopie possibili” che ha rilanciato simbolicamente la memoria e l’idea della rinascita con la creazione del grande roseto. Anche a Udine il parco è liberamente accessibile e, in attesa di un piano generale di riqualificazione, offre occasioni di incontro e di accoglienza, orti sinergici e percorsi didattici.
Il parco di Gorizia, che era proprio sulla linea del confine con l’ex Jugoslavia, sarà oggetto di un progetto di cooperazione europea. è dedicato a Basaglia che qui iniziò le sue innovative sperimentazioni terapeutiche continuate poi a Trieste. Quanto accade in questi due contesti rappresentò negli anni ‘70 una rivoluzione, che ebbe una risonanza internazionale tanto che tuttora arrivano nella nostra regione addetti ai lavori e persone che chiedono di visitare i luoghi in cui Basaglia e la sua equipe operarono.
Parchi e giardini di palazzi in città.
Inseriti nel contesto urbano erano annessi ai palazzi abitati dalle famiglie nobili e ricche e hanno in generale dimensioni contenute. Sono generalmente recintati da alti muri, che ne tradiscono l’uso inizialmente privato e gli spazi verdi sono abbelliti da piante rare, esotiche, con apparati ornamentali come labirinti, porticati tempietti, loggette, fontane esibite come status symbol dai loro proprietari. Vicende familiari, storiche, ma anche atti di munificenza, come quello del goriziano conte Guglielmo Coronini Cronberg, hanno fatto sì che questi spazi passassero dalla fruizione privata a quella pubblica.
Sono 15 i Parchi e i giardini di residenze di campagna, appartenenti a dimore e ville rurali, dove si possono individuare ancora i giardini davanti alla casa, il parco più lontano, il brolo, un’area recintata dove si coltivavano gli ortaggi pregiati, la frutta, i pergolati d’uva, le erbe aromatiche destinati alla tavola dei signori, e la braida, coltivata a vite e cereali. Le case e le ville di campagna erano spesso usate come luoghi di villeggiature e si collegavano strettamente alle attività agricole. Vicende storiche o familiari portarono questi spazi verdi a divenire da privati, pubblici con l’eccezione di alcune Fondazioni che gestiscono Villa de Claricini Dornpacher e il Castelletto de La Tour a Russiz di Capriva. Le storie dei proprietari, talora molto curiose, si intrecciano con quelle dei parchi e dei giardini come quelle dei baroni triestini Morpurgo de Nilma a villa Varda di Brugnera.
I Grandi parchi storici della regione sono quelli di Villa Manin di Passariano e del castello di Miramare, posti in splendidi contesti paesaggistici. Il primo appartenne ai Manin, inseriti nella nobiltà veneta, ma che avevano i loro possedimenti in Friuli. Miramare invece rappresentò il sogno di pietra e di piante dello sfortunato arciduca Massimiliano d’Austria.
L’ultima categoria raggruppa i Giardini botanici di Pordenone, Gorizia e Trieste, che oltre all’amenità dei luoghi, offrono il destro di osservare piante rare e di approfondire le proprie conoscenze botaniche. Sono luoghi magici in cui osservare le diverse fioriture che si susseguono nel corso delle stagioni, come il giardino Viatori di Gorizia, o il parco Galvani di Pordenone tutto dedicato alle rose e alle loro storie.
Le curatrici del volume sono attente a descrivere i personaggi legati ai giardini, le opere d’arte contenute, le architetture presenti o circostanti, le particolarità botaniche, le curiosità che vanno dai vespasiani ai quadri, dalle foto d’epoca agli animali ospitati. Per godere al meglio i polmoni verdi non c’è nulla di meglio della bicicletta, così la guida offre anche una serie di itinerari con l’uso intermodale di treno e tram per trasportare i velocipedi, mentre una serie di mappe permette ad ognuno di costruirsi il suo personale percorso di visita.
Secondo Franca Merluzzi «parchi e giardini sono dei monumenti viventi fatti di piante, animali, fiori, persone che li curano. Nei sopralluoghi abbiamo cercato di capire lo spirito dei siti per trasmetterlo in maniera avvincente».
Questi i consigli delle due autrici per le vostre visite estive. Il parco ombreggiato di villa de Brandis a San Giovanni al Natisone ogni anno promuove la rassegna Estate in Villa, mentre quello di villa Ottelio a Rivignano, tutelato all’interno della Zona di risorgiva del Fiume Stella per la sua biodiversità, ha un leccio centenario e farnie maestose, è sempre sempre aperto e ha una pista ciclabile. Anche il parco di villa Serravallo a San Daniele del Friuli è caratterizzato da un bellissimo ombroso faggio pendulo al centro, mentre tutti gli alberi hanno i nomi scientifici indicati su cartellini in italiano e friulano. Un pino secolare alto più di 20 metri e riconosciuto ufficialmente albero monumentale della regione e d’Italia si trova nel parco Italia a Cividale. Vicino alla vecchia stazione ferroviaria, è luogo di frescura adatto ai bambini come pure il parco Rizzani a Pagnacco, un’oasi di pace fuori città, facilmente raggiungibile in bicicletta è vicino alla villa di Fontanabona. Il parco di villa Varda a Brugnera, ben attrezzato e con illuminazione notturna è ideale per il jogging.
Quest’anno sono 40 anni dalla legge 180, o legge Basaglia che stabilì la chiusura dei manicomi. Perché non prendere, dunque, l’occasione per visitare i Parchi della mente?
Il titolo della guida (La Verde Bellezza, Guida ai parchi e ai giardini storici pubblici del Friuli Venezia Giulia a cura di Franca Merluzzi e Giorgia Gemo, Forum 2017, pp. 272, euro 16), inventato da Rita Auriemma direttrice dell’ERPAC, ricorda che parchi e giardini hanno una loro bellezza, che ognuno coglie a seconda della sua sensibilità. A Franca Merluzzi piace ricollegare il giardino al Paradiso terrestre, perduto, ma la cui idea rimane dentro di noi. Secondo Giorgia Gemo «Bellezza è anche presa di coscienza, attraversando i parchi pubblici urbani ci si accorge che sono una bellezza che abbiamo nelle città e non va data per scontata, ma apprezzata con sguardo riflessivo su luoghi vivi abitati da alberi, persone, animali. Camminare nel verde è un modo per accorgersi che la Bellezza è tra noi».